Lundi 24 septembre 1 24 /09 /Sep 02:25

Il fatto di andare all'Università ed abitare lontano da casa mi sembrò subito un'ottima opportunità.

Ero stanco di rovistare nel cassetto più disordinato di mia sorella e rubare slip di pizzo e collant da indossare quando rimanevo da solo in casa.

Era il massimo che potevo permettermi.

E quelle poche volte facevo delle vere e proprie sfilate di moda, fingevo di essere una pornostar, anche se indossavo solo i perizomi ed i collant di mia sorella ed una sua maglia che mi faceva da vestito, visto che lei era più grande di me di sette anni.

A volte indossavo le sue minigonne e le scarpe col tacco, preferibilmente i sandali anche se c'erano solo 2 numeri di differenza tra me e lei, per il trucco, avevo solo di cosa scegliere tra lei e mia madre.

Lei comunque c'era poco.

Aveva già un lavoro suo ed usciva col fidanzato.

Quando trovai la camera dove andare ero al settimo cielo; c'era un coinquilino che aveva la camera alla parte opposta della casa al termine di un lungo corridoio e c'erano due spazi in comune, la cucina e la sala.

Lui era un tipo riservatissimo di nome Giacomo e che veniva da un paese dell'Umbria. O restava chiuso in camera a studiare o guardare la tv che si era portato da casa o usciva e restava fuori anche la notte, sempre avvertendo.

 

Durante la prima settimana mi feci subito un piccolo guardaroba.

Acquistai al mercato due paia di perizomi di pizzo, qualche paio di collant, una minigonna e due magliettine da donna e un minimo di cosmetici: cipria, fondotinta, mascara, matite e rossetti. Avevo già trovato da fare qualche serata come cameriere nei fine settimana e quindi gli acquisti cominciarono a definire anche il guardaroba: ciabattine col tacco, sandali, cosmetici migliori, bijoux e biancheria intima.

Appena tornato dalle lezioni indossavo subito una magliettina, toglievo i pantaloni e lasciavo i collant che portavo già dal mattino, ovviamente con intimo femminile, montavo sui tacchi, un pò di trucco ed iniziavo a studiare.

Se Giacomo non c'era giravo tranquillamente per casa in maglietta e collant, sui tacchi e truccato sempre più vistosamente. Altrimenti restavo in camera senza trucco e con i pantaloni pronti, anche perchè l'accordo era di bussare sempre e comunque.

 

Ogni tanto, specie dopo un esame, Giacomo tornava al paese per 2/3 giorni, a volte anche una settimana. 

In quei giorni diventavo la regina della casa. Ormai era normale per me uscire la mattina indossando i collant e l'intimo da donna sotto i pantaloni, così decisi, una volta che Giacomo era partito per tutto il fine settimana, a cercare di movimentare un pò la situazione.

Ormai mi sembrava di aver raggiunto ottimi risultati con il trucco, avevo delle belle gambe ed avevo raggiunto una padronanza nel camminare sui tacchi da far invidia a molte donne.

 

Creare una propria immagine al femminile comporta molta pazienza e dedizione. Ma soprattutto la voglia di essere femmina. 

Ci sono esempi di maschi che riescono a sembrare bellissime femmine come questi:

 

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Ma certi risultati non vengono da soli. Andavo regolarmente a depilarmi ed a fare manicure e pedicure, avevo anche iniziato a frequentare un corso come truccatore e questo aveva molto migliorato il mio modo di truccarmi. Avevo finalmente anche acquistato una parrucca alla Loise Brooks che mi dava un'aspetto molto dark lady retrò e che mi piaceva moltissimo.  Dopo 6 mesi avevo un guardaroba completo e le mie sfilate quasi quotidiane stavano diventando sempre più "spinte". Sentivo che tanta sensualità che sentivo di esprimere mentre allo specchio mi ammiravo dall'alto del mio tacco 12, in mini, reggicalze e calze con la riga meritava qualche bersaglio. Venni a conoscenza di un locale LGBT friendly, ma per cautela non mi vestii in modo troppo vistoso: body di pizzo girocollo sotto una giacca nera da donna, leggings di lycra sopra un collant 15 denari e stivali neri tacco 12. Cercai di scrutare l'ambiente sperando di non farmi troppo notare ma dopo poco ero già a mio agio ed ero corso subito in bagno almeno a dare un'impronta più marcata al trucco. Al bar conobbi due ragazzi che dopo una breve conversazione mi lasciarono il numero di telefono per rivederci quanto prima al locale. Dovevano andare via presto quella sera, purtroppo. Mi stavo quasi sciogliendo dalla naturale ritrosia del primo approccio, però avevo sentito che il ghiaccio era rotto: poco dopo infatti, mentre ballavo in pista, si è avvicinato un altro ragazzo, più grande, calvo e decisamente bello. Cominciò a ballare accanto a me ed a fissarmi. Poi piano piano si avvicinva e io con il movimento del corpo cercavo di trasmettere la mia disponibilità a ballare con lui, che difatti non si fece pregare: "Quanti anni hai?" mi sussurrò all'orecchio. "19" risposi.

"E' la prima volta che ti vedo qui"

"E' la prima volta che vengo"

"Sei strana"

"Lo so"

"E affascinante"

"Questo lo lascio dire a te"

Lui aveva cominciato a strusciarsi su di me, e io ne assecondavo i movimenti ballando con il suo bacino attaccato al mio e non tadai a sentire che l'erezione in corso non era di poco conto.

Andammo avanti per un pò fin quando mi girai di spalle e cominciai a strusciarmi su di lui ed a sentire il suo cazzo scivolare su e giù sopra le mie natiche coperte da un collant 15 denari e dei leggings coprenti di lycra elasticizzata che un minimo effetto di trasparenza lo aveva comunque.

All'improvviso mi girai e gli infilai la lingua in bocca nel modo più voluttuoso che potei. Avevo aspettato fin troppo.

 

Lui stette al gioco, poi mi disse: "Beviamo qualcosa".

"Volentieri" risposi.

Ci avvicinammo al bar, la serata volgeva al termine e pensai che la prossima volta sarei entrata in azione da prima.

Ordinammo da bere e già mentre il barista preparava le bevande lui cominciò a palparmi vistosamente il culo tra i leggings ed i collant, seguendo la linea di mezzo e facendosi sempre più insinuante man mano che si avvicinava al buchino.

Palpava da Dio ed io mi stavo eccitando come mai lo ero stato.

"Peccato che è tardi. Ho detto che sarei tornato a casa. Ti avrei portato in albergo per passare la notte insieme. Ti andava?" Evidentemente pensava avessi già chissà quale esperienza, che invece si limitava a film e riviste porno e ultimamente all'uso più che appropriato di un paio di falli in lattice che mi ero procurato.

"Però potresti accompagnarmi alla macchina, nel parcheggio".

Il mio sì si espresse attraverso un'altra entrata della mia lingua tra le sue labbra, così che lui affondò il suo dito a giocherellare sul mio buchino sopra i collant. Prima di staccarmi tastai voluttuosamente il suo pacco: se c'era un'occasione per il battesimo questa era decisamente la migliore che potessi immaginare.

 

Appena entrati in macchina ci baciammo furiosamente ed io allungai subito le mani verso la sua cerniera.

Tirai fuori il suo cazzo e mi fermai a guardarlo: era bellissimo, tornito e con le vene ben visibili ma non troppo marcate. Sui 18 centimetri, bello largo e con una cappella rosa scuro, lucida ed invitante.

Cominciai a leccarlo, quindi decisi che avrei fatto precisamente come quando mi esercitavo a spompinare i miei falli di lattice. Lo sentii gemere ripetutamente finchè non gli sentii dire con un filo di voce "Vengo!" ed io mi preparai a ricevere il primo getto di sperma nella mia bocca. Ingoiai tutto. Il sapore dello sperma mi inebriava. Avevo fatto venire un maschio. Mi sentii una regina. Anche lui mi fece gli adeguati complimenti: non si era accorto che era il mio primo pompino ad un cazzo vero.

 

A casa tornai eccitatissimo. Avevo tre numeri di telefono ed avevo fatto un pompino ad un ragazzo che avevo scoperto che mi piaceva, oltretutto. Dolce ma malizioso, conquistatore e seducente, un bel figlio di puttana. E poi aveva un bel cazzo. Eravamo rimasti d'accordo che lo avrei chiamato io.

 

Pensai che al battesimo doveva seguire al più presto la pratica della dottrina.

 

Non si diventa come loro dall'oggi al domani

 

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Par toccami
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